La vera storia di Arlecchino: classe 5^ B, plesso Favini

da | Feb 26, 2024 | Didattica, News, slides | 0 commenti

 
 
 
Quest’anno a scuola, con i bambini della classe V B del plesso Favini, per il
carnevale abbiamo letto, con la tecnica del Kamishibook, “La vera storia di
Arlecchino” scritta da Elide Fumagalli. È stata un’attività interdisciplinare molto
interessante e proficua. Abbiamo affrontato il tema delle antiche origini della
maschera teatrale bergamasca, ancora oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi, ci
siamo soffermati sulla lettura iconologica di alcuni “Arlecchini” effettuati da Emilio
Pettoruti, un pittore argentino nato il 1° ottobre 1892 a La Plata, definito per
l’appunto il gran cubista argentino, diventato famoso per i suoi ritratti caricaturali.
Egli si recò nel 1913 a Firenze, dopo aver vinto una borsa di studio, qui studiò i
pittori del Rinascimento: le opere di Giotto di Bondone, Fra Angelico, Masaccio e il
nuovo stile pittorico del futurismo; prima di stabilirsi a Milano l’artista visitò diverse
città europee. Nel 1924 tornò in Argentina e la sua popolarità si diffuse ulteriormente,
ebbe l’incarico di dirigere il Museo Provinciale di Belle Arti di La Plata, ricoprendo
la carica di direttore dal 1927 al 1947. Tornò in Europa nel 1952, esponendo in Italia
per un altro paio d’anni, si trasferì a Parigi e vi si stabilì; continuò a dipingere e ad
esporre presso prestigiose società e musei. Pettoruti morì a Parigi il 16 ottobre 1971.
Egli è associato al movimento dell’arte cubista/astratta, uno dei temi ricorrenti nelle
sue opere sono i musicisti e gli arlecchini, ritratti da soli o in gruppo. Per i musicisti,
in particolare vedi il Quinteto (1927), sono ritratti cinque musicisti di strada in uno
stile simile a quello cubista. Noi abbiamo soffermato la nostra attenzione su alcuni
“Arlecchini”, che presentano proprio le caratteristiche di questo nuovo movimento
artistico, il cubismo, sviluppatosi nel XX secolo a partire da Pablo Picasso e Georges
Braque. Questi pittori, anziché descrivere in modo fedele ciò che li circondava,
scomponevano la realtà in piani e forme geometriche, sintetizzando in un’unica
composizione punti di vista diversi, che nella realtà non potrebbero essere adottati
simultaneamente. I bambini hanno colorato la maschera di Arlecchino che più gli
piaceva e poi l’hanno indossata il giorno della festa di carnevale che si è svolta a
scuola. Contemporaneamente abbiamo realizzato un poster cooperativo che riproduce
un Arlecchino in figura intera, per tale lavoro sono state utilizzate diverse tecniche di
coloritura: pennarelli, tempere e colori a legno. L’applicazione della didattica
cooperativa crea un ponte empatico tra gli studenti, favorisce un clima positivo e
consente di lavorare insieme per produrre qualcosa di veramente unico e
significativo. Inoltre, l’elemento collaborativo contribuisce a rafforzare il senso di
comunità, incoraggia lo scambio di idee e il rispetto reciproco.

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